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Crisi del credito: Borse, Governi e Banche centrali
 
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6/10 - Borsa, nel finale Wall Street limita i danni: Dow Jones -3,5%

a cura di Alberto Annicchiarico e Roberta Miraglia (New York)

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Un rimbalzo finale ha solo limitato i danni di una seduta traumatica a Wall Street con i listini in profondo rosso fin dall'apertura delle contrattazioni. Il Dow Jones, che è arrivato a perdere fino a 800 punti, è risalito leggermente nelle ore finali per chiudere con una perdita di 369 punti a 9.955, comunque sotto la quota psicologica dei 10.000 punti. Un calo, rispetto a venerdì, del 3,58 per cento. Il Dow Jones non finiva sotto i 10mila punti dal 26 ottobre 2004. Male anche l'altro indice di riferimento, lo Standard & Poor's 500 che ha lasciato sul terreno il 3,85%, finendo a 1.056. Ancora peggio è andata per il Nasdaq che ha perso il 4,34 per cento (a 1.862 punti). Tra i titoli più trattati Citigroup che ha chiuso con una perdita del 5,12 per cento e Aig che ha guadagnato uno 0,2 per cento. Male Cisco (-3,72%) e Oracle (-6,06). Quanto al dollaro, resta appena sopra quota 1,35 sull'euro che nel pomeriggio si era indebolitofino a scivolare sotto questa soglia di supporto.

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Europa in profondo rosso. Milano -8,24 per cento
La crisi delle banche e le mosse non convincenti dei Governi europei (con la Germania che si è opposta a un fondo comune di salvataggio, ma ha esteso la garanzia sui depositi) hanno spinto i listini verso una vera e propria disfatta in Europa, con gli indici sono arrivati a accusare tonfi superiori al 9 per cento.

Complice del tracollo il bilancio di Wall Street, un campo di battaglia con morti e feriti. L'approvazione del Piano Paulson da 850 miliardi di dollari al Congresso non ha sortito l'effetto sperato. Anzi. È palpabile il timore che la crisi finanziaria possa intaccare il tessuto industriale. I listini newyorchesi restavano in profondo rosso a metà seduta: il Dow Jones cedeva il 5,38% a 9.769,76 punti, dopo aver toccato un nuovo minimo dall'ottobre 2004 ben sotto la soglia dei 10 mila punti a 9.738,3. Male anche il Nasdaq (-6,38% a 1.823,85) e l'S&P500 (-5,91% a 1.034,29). A picco Citigroup (-9,6%) e Morgan Stanley (-9,57%), ma anche Gm (-8,1%) e Boeing (-7,9%).Ne ha risentito anche il prezzo del greggio, sceso sotto i 90 dollari al barile. Il dollaro ha ripreso forza sull'euro, sceso sotto quota 1,35.

Nel complesso i mercati mondiali hanno bruciato qualcosa come 1.700 miliardi di capitalizzazione, 444 miliardi soltanto in Europa. L'indice Dj Stoxx 600, che alla vigilia capitalizzava 6.140 miliardi di euro, ha infatti perso oggi il 7,23%, portandosi ai minimi dal novembre 2004 e registrando il calo più consistente in una singola seduta dallo storico lunedi nero del 1987.

Sui mercati è scattato un vero e proprio panic-selling. A Parigi il Cac40 ha lasciato sul terreno il 9,04%, più forte ribasso dalla sua creazione nel 1988, a Francoforte il Dax ha perso il 7,07%, a Londra l'Ftse 100 il 7,2%. Il Mibtel e l'S&P/Mib hanno chiuso in calo dell'8,24%, peggior ribasso dal '98, anno della privatizzazione di Piazza Affari. Per ritrovare flessioni degli indici superiori all'8% è necessario tornare addirittura al 1994, mentre negli ultimi dieci anni la giornata peggiore era stata quella dell'11 settembre 2001, quando, in concomitanza con il crollo dei mercati di tutto il mondo dopo gli attentati di Al Qaeda negli Stati Uniti, Milano aveva perso il 7,42 per cento. Quanto ai livelli raggiunti dagli stessi indici, non erano così bassi dal maggio del 2003, ovvero da quasi 5 anni e mezzo.

Le banche sono letteralmente franate in tutta Europa, visto che ormai nessun investitore si fida più della solidità degli istituti di credito. Del resto le banche stesse sospettano l'una dell'altra e la dimostrazione è che i tassi sul mercato interbancario, in rialzo da mesi, oggi hanno segnato nuovi massimi: l'Euribor a una settimana ha aggiornato il top degli ultimi sette anni, al 4,885%, mentre il tasso a tre mesi ha fatto segnare il nuovo massimo dal 1994, al 5,345% dal 5,339%.

A Milano vendite a piene mani, senza eccezioni, anche per i titoli di big a prova di crisi, come Eni o Atlantia (-10,5%). Numerose azioni delle aziende a maggior capitalizzazione a metà giornata sono state sospese per eccesso di ribasso: nel pomeriggio ben sedici titoli avevano subito stop per eccesso di ribasso contemporaneamente. Unicredit ha chiuso la seduta con un calo del 5,94% e un ultimo prezzo di 2,9 euro all'indomani dell'annuncio della manovra da 6,6 miliardi per rafforzare il patrimonio del gruppo. Una seduta più breve del solito con un avvio delle contrattazioni posticipato alle 10, per consentire all'ad Alessandro Profumo di spiegare il piano agli analisti in conference call, e che ha portato il titolo subito in profondo ribasso con un calo che ha toccato anche il 16%.

Nel corso della seduta le perdite si sono dimezzate e sul finale sono stati registrati anche acquisti di azioni sul mercato da parte di Alessandro Profumo. e Paolo Fiorentino. I guai di Unicredit, comunque, hanno finito per spostare l'ondata di vendite anche su altri istituti: così sono crollate anche le Banco Popolare (-14,7%) e le IntesaSanPaolo (-11,28%). Sono inoltre scivolate le Bpm (-6,2%) e le Unicredit (-5,48%). Ha arginato le perdite al 3%, invece, Mps.

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